IL DOPING

“Chi imbroglia gli altri, imbroglia prima di tutti se stesso”, questo è quello che penso di chi fa uso di”DOPING”.

Ho deciso di affrontare questo tema, non perché abbia competenze maggiori di altri per dare delle risposte ad un argomento tanto oscuro, quanto complesso. La mia vuole essere soltanto un’osservazione relativa a recenti notizie che in ambito podistico hanno portato a sospendere runner, non professionisti, risultati positivi a sostante dopanti.

Siamo sovente abituati a sentire parlare di doping in altri sport e per lo più a livelli che noi amatori possiamo solo guardare dal basso verso l’alto. Quando però si sentono notizie del coinvolgimento di atleti provenienti dal tuo stesso sport e soprattutto non da professionisti, inizi a pensare che forse questo “cancro” non è poi così lontano da te.

È vero che prima di tutto occorre verificare sempre le notizie. Non si può puntare il dito contro qualcuno senza prima aver appurato quanto di vero ci sia. Sta di fatto che se in passato pensavo di essere lontano anni luce da questa parola, oggi sentirmela girare intorno, mi fa riflettere, sia come podista, sia come appassionato di sport.

Può un amatore aver bisogno di certe sostanze per migliorare la propria prestazione? Cosa può spingere un podista “signor nessuno” a tentare una mera scorciatoia per “falsare” il proprio risultato cronometrico? Vale la pena spendere soldi inutili in pseudo farmaci, rischiando la salute, per portare a casa un salame o un pacco di pasta in più?

Non voglio rispondere a queste domande, perché non esiste una risposta. È palese la sciocchezza di chiunque abbia scelto anche solo per una volta questa strada. Forse si può farla franca con giudici e con la giustizia sportiva, ma di certo non si può essere in pace con la propria coscienza, sempre che se ne abbia una. Come si può guardare in faccia i propri compagni di squadra o gli avversari in gara, senza neanche provare un briciolo di vergogna per la “bassezza” del proprio gesto antisportivo?

Mah….. Forse sono pensieri solo miei, forse è quasi una “moda” cercare il sistema di andare sempre più forte, ma io rimango convinto che Noi, tapascioni della domenica, dovremmo essere grati già solo per il fatto di poter correre e vivere nella consapevolezza che, se ci deve essere della competizione, questa deve essere solo con noi stessi. Come possiamo essere quindi soddisfatti di una nostra performance se questa avviene attraverso il DOPING?

Io spero veramente che le sospensioni che la FIDAL ha inoltrato a questi atleti sia revocata perché infondata e spero sempre di poter gareggiare e avere intorno podisti “puliti”, pronti si a mettersi in gioco, ma a viso aperto, senza trucchi di alcun tipo.

L’unico doping che ammetto è quello a fine gara, quando seduti ad un tavolo, si reintegra quanto speso in precedenza attraverso cibi solidi e liquidi. Questi momenti sono quelli che apprezzo di più, anche perché danno l’opportunità di confrontarci e conoscersi meglio.

Mi piace molto lo slogan usato da molti atleti professionisti contro il doping:

“IO NON HO MAI PENSATO A DOPARMI”

Valerio D8

fonte immagine www.socialup.it